Questo o quello - Pamcoc |Collater.al

2022-09-10 05:42:57 By : Ms. Lily Tan

Pamela Cocconi, in arte PAMCOC, disegna da quando ne ha memoria: la sua passione per l’illustrazione è nata alle elementari, sfogliando l’enciclopedia ereditata dal suo babbo. 

L’analogico è da sempre la sua forma d’espressione preferita e le sue composizioni (esclusivamente materiche) sono riprodotte con un tratto bianco e nero, diretto e spontaneo proprio come lei. “Quando desideriamo fortemente qualcosa siamo più aperti a metterci in gioco, vulnerabili, ma allo stesso tempo spavaldi. Ed è grazie ai nostri desideri che si aprono mondi tutti da scoprire.” dice l’artista per raccontare la sua arte. Le illustrazioni di Pamcoc sembrano uscire direttamente dai suoi pensieri: senza filtri ma con un messaggio ben preciso. Una serie di tematiche sulle quali ci si ritrova poi inevitabilmente a riflettere, soffermandosi all’esaltazione dello sbaglio. Ingenuità, gaffe e verità sono quindi i tre ingredienti distintivi ed imprescindibili che fanno parte della sua essenza urlante e senza freni. Un’instabile e piacevole creatività riversata in tutti i suoi inarrestabili disegni e testi contraddistinti da una padronanza linguistica disarmante. (Merito della settimana enigmistica? Chi lo sa!)

Il lavoro di Pamcoc è quindi un perenne flusso di coscienza visivo spontaneo che porta alla luce qualsiasi cosa, dai pensieri più complessi alle cose più spicciole. “Da grandi mettiamo da parte gli aspetti ludici dell’esistenza e ci prendiamo troppo sul serio. Proprio per questo io preferisco trattare i progetti creativi senza filtri, combinando testi e illustrazioni con la stesso brio di quando ero ancora una bimba.” La sua recente installazione “BUCATO” si rifà a una celebre poesia di Ungaretti, da interpretare in modo personale. Siamo appesi ad un filo? Stiamo aspettando qualcuno o qualcosa? Stiamo prendendo il sole? Stiamo profumando l’aria di sapone di Marsiglia? Ci facciamo cullare dal vento? Non c’è una risposta giusta, ma nel frattempo il filo del bucato diventa la metafora di un flusso di coscienza visivo spontaneo.”

BUCATO Si sta come d’estate sui fili i panni stesi.

Collater.al, insieme a BRILLO Magazine ha intervistato Pamcoc, chiedendole di schierarsi in quello che è utopicamente un mondo in cui sembra sempre ci siano solo due elementi in contrasto tra i quali scegliere. This or That?

Biennale o musei vaticani? Biennale

Coca Cola o Pepsi? Coca Cola

Easy Rider o Fast and Furious? Easy Rider

Invasione zombie o invasione aliena? Invasione aliena

Biro blu o biro nera? Nera

Foglio da disegno o pezzo di carta trovato per caso? Pezzo di carta trovato per caso

Essere mangiati da uno squalo o da una tigre? Tigre

Volare o leggere nella mente? Volare

Gen Z o Millennials? Millennials

Bates Motel o Overlook Hotel? Overlook Hotel

Casa d’asta o crypto art? Casa d’asta

Vincere un Oscar o un Grammy? Grammy

Partecipare a Squid Game o agli Hunger Games? Hunger Games

Avere un sosia o un cane parlante? Cane parlante

Suv o macchina sportiva? Suv

Viaggio con van VolksWagen o hotel all inclusive? Van

Svegliarsi presto o andare a letto tardi? Andare a letto tardi

Testo Collater.al e BRILLO Magazine

È una delle più grandi bugie bianche da curriculum di lavoro: “conoscenza di Excel”. La verità è che il programma sviluppato da Microsoft a partire dal 1985 è uno tra i più complicati e possibili dell’intero pacchetto e l’uso che se ne fa in molti uffici riguarda le funzioni base. Le possibilità per le quali Excel può aiutare il lavoro sono quasi infinite e il graphic designer ucraino Oleksiy Sai sembra conoscerle molto bene, tanto da aver realizzato una serie di opere di Excel-art, utilizzando proprio il programma di calcolo.

Oleksiy Sai è nato e lavora a Kiev e ha scelto di utilizzare le sue conoscenze informatiche per comporre enormi tabelle in cui non è tanto importante l’esattezza dei diagrammi, bensì il loro aspetto grafico. Le celle e le palette che compongono ogni immagine sono quelle che consente di comporre Excel, che Sai riesce a personalizzare a seconda dei soggetti rappresentati. Si crea così una grande varietà di sagome e dettagli, favoriti anche dal testo, che l’artista utilizza per arricchire di particolari e rappresentare al meglio il mondo triste e iper produttivo degli uffici. È proprio alla condizione lavorativa e alla salute mentale dei lavoratori che si rivolge Oleksiy Sai in molte opere. Vediamo quindi uffici con lavoratori insonni chini sulle proprie scrivanie, o momenti di disperazione davanti alla fotocopiatrice. L’industrializzazione delle città è poi un altro tema importante per l’artista, che realizza vedute di città illuminate o dominate dal fumo delle ciminiere. Di recente Sai ha realizzato anche una serie intitolata “Bombed”, un racconto in Excel-art del conflitto che sta colpendo il suo Paese.

Collater.al e BRILLO Magazine hanno sempre avuto interessi in comune, tra questi c’è illustrazione, intesa in tutte le sue forme, e le sue applicazioni. Proprio l’illustrazione applicata è il tema del prossimo numero cartaceo di BRILLO, il tredicesimo, in uscita a inizio ottobre. Il nuovo numero racconterà la visione e il lavoro di 12 artisti, accomunati dal tentativo di comunicare al mondo “reale” con la propria creatività. Tra questi artisti c’è Elena Toscano, il cui universo si spalanca di fronte ai nostri occhi accogliendoci con forza e grazia in una sorta di dimensione parallela e sospesa. Palette colori sofisticate e forme essenziali: leggerezza, relax, benessere. Elena Toscano è una artista multidisciplinare e illustratrice, nata a Milano. Sin da piccola l’arte e il disegno hanno un ruolo centrale nella sua vita e nella sua formazione. 

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Dopo una solida educazione artistica, lavora nella moda per diversi anni dedicandosi alla ricerca dei materiali e tessuti per brand internazionali come Acne Studios, Jil Sander, Versace, Marni e molti altri. Sofisticata, elegante, ma al contempo prorompente, nella vita come nella sua produzione: oltre alla moda, Elena in parallelo disegna e dipinge trasformando le sue più grandi passioni nella sua professione, lavorando su commissione per diversi progetti, e vendendo i suoi dipinti.  Tra le ultime collaborazioni quella con Ika Jane, linea di abbigliamento etico e sostenibile ispirata alle donne e al viaggio creata dalla scrittrice e direttrice creativa  Micaela Miljian Savoldelli. Ricami, pattern e design pensati per una donna libera e travolgente con un twist anni 80’ raffinato e gioioso. Illustrazioni da indossare, pattern da vivere, atmosfere magiche prêt-à-porter.

Nata e cresciuta a Brescia, Paola Colombo (conosciuta come Pollaz)  è un’artista e designer “con le mani in pasta” da sempre legata al mondo della manualità. Ama i tessuti, l’ago e il filo, e per questo motivo tutto ciò che la sua mente immagina si traduce poi in creazioni di ogni genere: sperimenta diverse tecniche, adora utilizzare il tessuto e disegnarci sopra con la macchina da cucire, ritagliare carta e assemblare pezzi oppure disegnare in digitale pensando poi a come rendere tridimensionale il disegno che crea. 

Il suo marchio “Pollaz”, nato ufficialmente nel 2008, oggi firma accessori, complementi d’arredo e altri oggetti in tessuto basati sulle sue illustrazioni, oltre a papercut e pattern destinati all’arredamento e realizzazioni su commissione per brand e aziende.

Il segreto del suo successo? Essere sempre originale, dedita al dettaglio ma soprattutto al passo con i tempi. Le sue creazioni sono molto varie, spaziano in tanti prodotti diversi e nel tempo si sono modificate ed evolute. Potremmo dire che in un certo qual modo Pollaz ha la capacità di trasporre in illustrazioni e lavori tutta la sua immaginazione fatta di amici immaginari e mondi immaginifici.

“Ho sempre amato riempire fogli e quadernetti con disegni e scarabocchi cercando il modo migliore per dar vita ai miei disegni. La casa è un elemento fondamentale per il mio lavoro, dai disegni che la ritraggono ai prodotti destinati ad abitarla. Ho una passione smisurata per le miniature, le cose piccole piccole, i dettagli minuziosi ma allo stesso tempo sono affascinata dalla semplificazione, per questo mi piace spaziare molto nel mio lavoro!”

Collater.al, insieme a BRILLO Magazine ha intervistato Pollaz, chiedendole di schierarsi in quello che è utopicamente un mondo in cui sembra sempre ci siano solo due elementi in contrasto tra i quali scegliere. This or That?

Biennale o musei vaticani? Biennale

Coca Cola o Pepsi? Coca Cola Zero

Easy Rider o Fast and Furious? Easy Rider

Invasione zombie o invasione aliena? Invasione zombie

Cono o coppetta? Assolutamente cono

Colorare dentro ai bordi o fuori dai bordi? Dentro ai bordi

Spiaggia libera o stabilimento balneare? Spiaggia libera

Volare o leggere nella mente? Volare

NY o LA? Non posso scegliere, entrambe

Gen Z o Millennials? Millennials

Instagram o TikTok? Ci sono video di gattini molto belli su entrambi

Bates Motel o Overlook Hotel? Entrambi

Mozart o Metallica? Un po’ di uno, un po’ dell’altro

Federer o Nadal? Ehm, nessuno

Casa d’asta o crypto art? Casa d’asta

Vincere un Oscar o un Grammy? Oscar

Partecipare a Squid Game o agli Hunger Games? Nessuno dei due

Avere un sosia o un cane parlante? Cane parlante ovviamente!

Suv o macchina sportiva? Non ho la patente

Viaggio con van VolksWagen o hotel all inclusive? Entrambi

Svegliarsi presto o andare a letto tardi? Andare a letto tardi

Testo: Collater.al e BRILLO Magazine

Quelle di Daniele Sigalot all’apparenza appaiono come sculture di carta, delicate e instabili. Le palle o i mandala al muro sembrano origami realizzati da giganti, con una plasticità che gioca sulla monocromia e sul contatto della luce con le superfici curve. Questa visione artistica sarà al centro della prossima mostra dell’artista, Out of Place, che inaugurerà il prossimo primo ottobre alla WEM Gallery di Ornavasso (VB), 1000mq di galleria che aprirà le porte proprio con la mostra di Daniele Sigalot. Quelle che appaiono come sculture di carta in realtà sono realizzate da Sigalot in metallo, per un contrasto che mostra tutti i limiti della nostra percezione. Oltre al tema dell’errore, sarà presente nella mostra proprio un discorso aperto sull’ambiguità della percezione, una sfida alla capacità umana di capire la realtà. Out of Place sarà la mostra di un artista maturo, a distanza di 16 anni dalla prima esposizione del 2006, una mostra concettuale della quale apprezzare la ricerca di mettere in contatto spettatore e opere, con queste ultime che leggono i limiti dei visitatori mostrandogli due nuove realtà, una reale e una apparente.

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